In questo articolo voglio rivedere a distanza di tempo due post che ho pubblicato su LinkedIn. Entrambi i post riguardano la connessione tra insicurezze e utilizzo dei social media.
Sono temi a me molto cari, per cui ho deciso di unire questi due post e arricchire le considerazioni.
Quando una foto diventa virale senza “meriti”
Il 5 aprile 2024 ho pubblicato una mia foto su Instagram, così senza pretese, eppure la foto ha raggiunto più di 7.000 like e quasi tutti da persone che non mi seguono. Non uso il mio profilo personale per macinare like e non aspiro a diventare un influencer, lo uso per pubblicare cazzate e roba molto tranquilla: eppure Instagram ha scelto di farmi diventare virale.
Sappiamo un po’ tutti come funziona l’algoritmo. Per farla breve: pubblicato un contenuto, se questo piace alle prime persone che lo vedono, l’algoritmo lo fa vedere a un secondo gruppo e così via, a crescere. Oltre alle persone che ci seguono, il contenuto può essere mostrato a chi non ci segue come “post suggerito”.
Vi starete chiedendo: “Dove vuoi arrivare? Queste cose le sappiamo già!” Concordo, il punto è un altro! Osservando like e nuovi follower, ho individuato un pattern di come operava l’algoritmo e di come, a intervalli regolari, cambiasse le categorie di persone a cui mostrava la foto: prima uomini in maniera generica, poi massaggiatori, poi ballerini, poi fotografi, poi donne in maniera generica, poi è andato in Spagna e poi anche in Romania.
La foto è banalissima eppure è la mia foto con il maggior numero di like: a noi che lavoriamo nel digitale dovrebbe suggerire qualcosa.
La centralità dell’algoritmo
Il punto di tutto ciò qual è? Possiamo impegnarci allo sfinimento per creare contenuti di qualità, veicolare valore, rispondere ai bisogni del target, scegliere la traccia audio virale, cavalcare le tendenze: di fondo siamo in balia dell’algoritmo, che non sempre guarda alla qualità del contenuto. Anzi, a volte rende virali contenuti che non comunicano assolutamente nulla (come la mia foto).
Non dimentichiamolo: i like sono vanity metrics e non sono assolutamente una misura del valore del contenuto, della persona o dell’azienda. Sembra una cosa banale, ma non per tutti questo concetto è chiaro: non comunichiamo sui social media per i like! A volte dovremmo pubblicare per il valore intrinseco che attribuiamo al contenuto.
Il rischio è di diventare schiavi delle aspettative degli altri e dell’algoritmo, di diventare schiavi delle vanity metrics e di un mondo fintamente patinato. Ed è qui che si inserisce il secondo post.
Le ricorrenze e le aspettative sociali
Il 16 agosto ho pubblicato un post su Instagram, il tema erano le aspettative sociali. Ho ricevuto tantissimi commenti e messaggi di persone che mi ringraziavano per averne parlato. Vi lascio di seguito il testo integrale del post.
“Ultimamente mi diverto da morire a fare polemica su Threads (qualora non si fosse capito, vivo di polemiche). Ieri Threads (ma non solo) era pieno di polemiche tipo: che schifo ferragosto, ferragosto peggio di capodanno, viva chi a ferragosto non ha organizzato nulla, ferragosto mi mette ansia.
Il discorso non è semplice, ma riassumendo si può dire: il problema non è Ferragosto, ma il sentire le aspettative sociali del dover fare qualcosa a Ferragosto (come in altre ricorrenze). Uno apre Instagram: tutti a ballare, tutti a divertirsi, tutti in compagnia, tutti a fare cose. Se uno è solo, gli prende male, si sente meno degli altri, sfigato perché gli altri sono degni di compagnia e tu no.
Io ho passato Ferragosto nel letto a leggere, mi pesava il culo andare al mare da solo. In Puglia, dopo 10 anni a Pisa, non ho amici. Sì, mi sono sentito meno, ma non troppo. Ho lavorato più di due anni e mezzo in psicoterapia per scardinare questa logica del “sentirsi meno”. Ieri è stata un po’ la mia piccola vittoria. I social sono spesso un mondo finto e fallato.
Quante volte guardate le storie del vostro amico che su Instagram fa il fenomeno e dal vivo è tutt’altro? Quanti qui fingono di divertirsi nel posto figo e poi, messo via il cellulare, non si divertono affatto?
I social sono un bel casino: dimentichiamo che la vita filtrata che vediamo qui non è che l’1%, solo quella bella e da sogno. Il resto è ben celato sotto il tappeto. Sono in pochi a mettere sul piatto le cose brutte, che attirano meno like.
Scrivo questo lungo (e spero non noioso) post perché è bene parlare di ciò, perché so per certo che i social quel “meno” nella testa lo generano. E allora che si fottano le aspettative sociali (e social), che si fotta “A Ferragosto devi fare”, che si fotta tutto ciò che è fuori dal “io voglio fare ciò che voglio”. Non abbiamo niente da dimostrare, a nessuno.“
Instagram è così diverso da LinkedIn?
Io temo proprio di no! Anche qui, se uno apre il social, si trova davanti a fenomeni che sciorinano successi, traguardi, sfavillanti record. La persona più vista, quella più ascoltata, il più fenomeno dei fenomeni. Quanto c’è di vero in tutto questo?
Parliamone, scardiniamo queste logiche tossiche! Il presupposto è uno: se uno è davvero bravo e competente, non deve affannarsi per dimostrarlo. Quanto di quello che vediamo su LinkedIn è reale e quanto è realtà schifosamente artefatta?
Una volta, analizzando il sito di un’agenzia, ho letto: “365 i giorni che lavoriamo, 99,9% i clienti soddisfatti”. Ci rendiamo conto della stupidaggine scritta in questa frase? Ecco, LinkedIn, e i social media in generale, abbondano di questa retorica tossica del finto successo, della finta perfezione, di cose che non esistono e non esisteranno mai.
Conclusioni
Noi possiamo fare la differenza. Parlare di un’alternativa, mostrare che esiste un mondo diverso, reale e non finto, può aiutare chi ritiene che l’unico mondo possibile sia quello patinato e senza sbavature. Solo rompendo la regola, solo destrutturando quella narrazione, possiamo rendere la finta perfezione un disvalore.
Bingo! Poi entri su thread e trovi ragazze e ragazzi di 20/30/40 infelici, però nel frattempo la loro pagina IG è pieno di selfie finti. Perché ciò che conta è essere in Voga.
Guardarsi allo specchio è difficile senza FILTRO.
PS: ottimo il tuo blog. 🦋
Grazie mille Monica, sono contento ti piaccia il mio blog ❤️