Ritengo che di camere d’eco se ne parli troppo poco, sono un concetto di fondamentale importanza per comprendere l’odierna società, nonché la diffusione di fake news e complottismi.
Per farla semplice: cosa succede se in montagna urli una parola? L’eco ti farà ascoltare esattamente quella stessa parola. Le Camere d’Eco afferiscono esattamente a quest
Il Caso di Imane Khelif
Alla definizione di Camere d’Eco, o Echo-Chamber, voglio arrivarci piano. Avevo letto e mi ero informato relativamente a questo concetto, ma ne ho capito la portata devastante durante il caso della pugile Imane Khelif.
Durante le Olimpiadi di Parigi 2024, uno dei dibattiti che più ha tenuto banco è stato il caso di questa pugile algerina e i suoi livelli di testosterone. Il caso esplode quando la pugile italiana, Angela Carini, abbandona subito il match contro Khelif. Parte quindi una pesante shitstorm che non si limita a mettere in discussione la possibilità di accesso alle gare in base ai livelli di testosterone, ma mette addirittura in dubbio il sesso della Khelif.
In questo articolo non voglio ripercorrere la vicenda, né tantomeno analizzarla e dirvi la mia. Il punto da tenere a mente è uno: la pugile algerina, per tantissime persone, era una donna trans che gareggiava nella categoria femminile. Ovviamente questa è una fake news, ma le tematiche afferenti alla comunità LGBTQ+ generano sempre un dibattito assurdo.Entra così nel mezzo Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio italiano, ministri vari e personaggi di dubbio gusto come Maddalena Corvaglia. Il caso diventa sostanzialmente mondiale.
Il tutto è assurdo: lei è una donna nata donna, ma per tanti (direi troppi) era diventata una donna transessuale con livelli troppo alti di testosterone.
Quando ho capito la realtà delle Echo-Chamber
Aprendo Instagram, Facebook e anche LinkedIn, mi imbattevo in post e storie a favore di Imane Khelif: difese a spada tratta, post di sostegno, post di insulti contro i detrattori. Avevo di fronte un mondo che difendeva la verità e soprattutto difendeva la dignità di una persona che, suo malgrado e senza colpe, si trovava vittima di un circo mediatico.
Guardavo i miei social e mi sentivo quasi soddisfatto di quanto leggevo, pensavo: “allora non tutto il mondo fa schifo come chi denigra la Khelif”. Ero consapevole che quell’approccio positivo non fosse assoluto, ero consapevole della presenza di tantissimi detrattori, ma ero convinto che i difensori della pugile algerina fossero la maggioranza. Non so su che base, ma lo pensavo.
In quei giorni un mio amico mi chiese di entrare sul suo profilo Facebook per risolvere un piccolo problema. Aprendo la Home, mi sono soffermato a leggere alcuni post: erano quasi tutti contro Imane Khelif. Eppure, il social non era lo stesso? Possibile esistesse questa differenza così marcata ed evidente?
Post di insulti, post complottisti contro non un ben specificato sistema, post contro la fantomatica lobby gay, insulti a profusione. Questo è lo stesso mondo che vedevo io sulle home dei miei social? Sì, il mondo è lo stesso, ma era solo una fetta. Peccato che l’algoritmo mi avesse precluso il resto del mondo. Ora possiamo definire le Camere d’Eco.
Cosa sono le Camere d’Eco
Le Camere d’Eco fanno riferimento a quelle situazioni in cui informazioni, idee e credenze vengono amplificate e in qualche modo rinforzate all’interno di un dato sistema. Nel nostro caso, ovviamente, il sistema sono i social media. Ma facciamo un po’ di chiarezza e semplifichiamo.
Come funzionano i social network? I contenuti che vediamo sono selezionati da un algoritmo, che ci mette davanti agli occhi i contenuti che a suo avviso possono piacerci. L’obiettivo degli algoritmi, che utilizzano le varie piattaforme social, è quello di farci passare più tempo possibile a scrollare contenuti. Se ci troviamo davanti a un post o a un video che non ci piace, siamo propensi a lasciare il social, e quindi smettiamo di passarci del tempo.
Il tempo che noi spendiamo su queste piattaforme non è altro che ciò che permette loro di guadagnare. I social, che noi non paghiamo, guadagnano vendendo il nostro tempo e la nostra attenzione alle aziende che acquistano la pubblicità che vediamo durante lo scrolling. Appare quindi chiaro che l’algoritmo deve spingerci a restare online il più possibile e quindi a guardare più pubblicità possibili.
Ora dovrebbe apparire più chiara la connessione tra Camere d’Eco e social media. Gli algoritmi, pur di non farci lasciare le piattaforme, ci mostrano contenuti che vanno a confermare le nostre idee, contenuti di persone che la pensano come noi, e quindi contenuti che ammazzano lo spirito critico.
L’importanza dello spirito critico
Se io sono convinto che Imane Khelif sia una donna trans, se sono convinto che gli immigrati haitiani mangiano i gatti e altre fake news, e apro il mio social preferito e sono circondato da utenti che confermano ciò che penso, allora sarò sempre più convinto della mia idea. Giusta o sbagliata che sia.
Questo succede per qualunque teoria complottista, notizia falsa, notizia faziosa o fatto travisato. Apro il mio profilo e tutto mi viene confermato perché sono convinto che il mondo intorno a me la pensa come me, e non esiste una versione alternativa.
Come l’eco mi restituisce esattamente le mie parole, l’Echo-Chamber dei social media va a restituirmi il mio pensiero, convincendomi che sia giusto, limitandomi la possibilità di cambiare idea. Questo è oggettivamente un grosso problema, perché il dubbio è fondamentale.
Conclusioni
Tra i valori di questo blog ho indicato il dubbio, per un motivo ben preciso. Le certezze sono fondamentali, ma il dubbio genera crescita e nuovi punti di vista. Il dubbio è quel motore che ci permette di approfondire e andare oltre.
Le Camere d’Eco e il funzionamento dei social media uccidono il dubbio. Conoscere queste dinamiche ci aiuta a mettere in discussione le nostre certezze, dovrebbe spingerci a informarci fuori dai social media, ad approfondire e a non fermarci alle apparenze.