Cattivi Propositi 2025: che si fottano le consuetudini

Consuetudine vorrebbe, che in questo periodo dell’anno, tutti si faccia una riflessione per fissarci dei buoni propositi per il nuovo anno. Questo articolo me lo ha ispirato Daria Bignardi, con un suo articolo (geniale) su Vanity Fair. Mi ha fatto riflettere su quanto, questa storia dei buoni propositi, sia frutto quasi di pressioni sociali su cosa debba essere fatto o meno.

Ecco, io sono sempre più intollerante alle pressioni sociali, non le reggo, mi soffocano, vi prego anche basta. Ognuno deve fare ciò che vuole: fatto salvo il rispetto per sé stessi e per gli altri, diciamolo: che si fottano le consuetudini. Per cui ecco 5 cattivi propositi per il nuovo anno.

1. Fate cosa vi pare, non assecondate le aspettative

A Natale bisogna stare in famiglia, a Capodanno bisogna fare gran festa e fingere di divertirsi. A Pasquetta non la fai la grigliata? E la scampagnata del 25 aprile ce la dimentichiamo? Ecco, il nostro anno è scandito da consuetudini sociali, cose che se uno non fa, viene quasi bollato come “sfigato”.

Siamo una società di omologati, una società di pecore che seguono tutti lo stesso pastore: le consuetudini. Sembra quasi che, seguire le consuetudini facendo quello che le pressioni sociali pretendono, siamo più meritevoli di essere persone, più parte di un gruppo. Direi anche basta.

Basta fare le cose per poi pubblicarle sui social e fingere di divertirsi. In realtà non ci si diverte per nulla, se no non staremmo perdendo tempo a pubblicare sui social qualcosa. Per cui, per il 2025: fanculo le consuetudini. Facciamo quello che vogliamo fare, restiamo a casa quando tutti sono in discoteca. Basta fingersi felici, basta sentirsi “meno” perché non stiamo facendo quello che stanno facendo tutti.

2. Basta con “si è sempre fatto così”

Altro problema bello grosso è la frase “si è sempre fatto così”. Questa frase è un inno all’immobilismo, un inno al non cambiare, all’essere infelici nel non fare nessun passo in avanti. Oggi, nella società moderna, esiste una sola costante: il cambiamento; e rispetto al passato le cose cambiano sempre più velocemente. Che ansia.

Se tutto cambia, ma noi continuiamo sempre a “fare così” come si è sempre fatto, beh, siamo stupidi. Come se, davanti all’avvento dell’elettricità, avessimo continuato a usare le candele; o come se, davanti all’avvento dell’acqua calda delle case, avessimo continuato a scaldare pentole sul fuoco per fare il bagno. Vi sembrano mosse intelligenti?

No, non lo sono. Per cui per questo 2025, diamoci come obiettivo di mandare a quel paese la rigidità del “si è sempre fatto così”. Modifichiamo questa frase in: si è sempre fatto così, ma potrei fare diversamente perché è meglio. Se poi volete restare fermi immobili, la frase non cambiatela. Se invece volete muovervi e crescere, non potete non provare a fare cose diverse, nuove e che probabilmente sono più adatte a un contesto in costante cambiamento.

3. Abbiate il coraggio di dire no

Sembra che per essere perfetti, sempre ben accetti e super voluti, sia necessario dire sempre sì. Abbiamo paura che dire di no, ci faccia apparire poco disponibili, scortesi, non apprezzabili, meno buoni. Beh, non è così.

Esistono dei fisiologici no. Non ci va di fare qualcosa? Bene, non facciamola. Una persona ci ha chiesto troppo rispetto a quelli che sono i nostri standard? Bene, diciamo no, diciamo che ci è stato chiesto troppo. Basta mettere gli altri al primo posto, siamo noi quelli da far primeggiare.

Dire sempre sì a chiunque e per qualsiasi cosa implica mettere sempre gli altri davanti a noi. Bene, impariamo a bilanciare i sì con dei sani no. E se qualcuno ci ritiene poco disponibili? Che si fotta. Non è necessario che tutti, ma proprio tutti, comprendano le nostre ragioni. L’importante è che le ragioni del no siano chiare a noi stessi, con buona pace dei puntatori di dito professionisti.

4. Arrogatevi i meriti che meritate

Sia mai prendersi i meriti, subito abbiamo di fronte qualcuno che ci accusa di essere altezzosi, pieni di noi o di sentirci arrivati. Rompiamo questa logica: avere contezza delle proprie capacità non vuol dire essere arroganti o altezzosi, vuol dire semplicemente avere chiaro quello che è il nostro valore. Se qualcuno pensa che siamo altezzosi? Come detto prima: non ci riguarda.

Per cui, nel 2025, davanti a un bravo, o qualunque complimento: ringraziamo, non sminuiamo e prendiamo quello che ci spetta. Basta dire “No, ma figurati, non ho fatto nulla di eccezionale” oppure “Ma no dai, era una roba facile”, senza dimenticare il sempre verde “Ma no, è solo una questione di fortuna”.

Basta, basta, basta. Se siamo bravi, se abbiamo fatto qualcosa di buono, se ci fanno un complimento, prendiamoci i meriti che ci spettano. Lo abbiamo fatto, ci siamo impegnati, prendiamoci i meriti.

5. Un passo avanti e uno indietro

Ho sempre pensato che per essere bravo servisse essere primo: niente di più sbagliato. Ho sempre pensato di dover essere un passo avanti agli altri, primeggiare, farmi notare, lasciare gli altri indietro. In tre anni di psicoterapia ho rotto questo tabù, ho scoperto la bellezza dell’essere un passo indietro.

Chiacchierando con un ragazzo, questo mi ha scritto: “Preferisco stare sempre un passo indietro piuttosto che uno avanti”. In passato avrei considerato questa affermazione completamente sbagliata, un atteggiamento quasi da perdenti. Oggi fortunatamente non è più così.

Stare un passo indietro non è da perdenti, anzi, è un qualcosa di gran valore. Non sempre bisogna lottare per stare avanti: spesso stare un passo indietro offre una panoramica diversa delle cose, ti fa vedere un valore che, se sei sempre avanti, non vedresti. Però, siamo circondati da un contesto sociale che ci vuole sempre un passo avanti, sempre in prima linea, sempre pronti a farci notare e magari ammirare.

Per questo 2025, impariamo a stare un passo avanti e uno indietro: come direbbe Annalisa. Impariamo a stare avanti quanto serve e indietro quando serve. Impariamo che non siamo o sempre avanti o sempre indietro: possiamo essere cosa vogliamo, quando vogliamo e come vogliamo. Oggi avanti, domani indietro.

Conclusioni

Forse questi propositi possono sembrarvi banali, per me non lo sono. Sono aspetti con cui mi trovo a fare i conti giornalmente. Il contesto sociale, volenti o nolenti, ci influenza, ha degli effetti su di noi, a volte anche effetti positivi. La vera ricchezza è essere elastici: prendere il buono, lasciare il meno buono. Siamo sia individui, sia esseri sociali: è sempre un gioco di equilibri. Ecco, forse manca un proposito: impariamo gli equilibri.

P.S. Arrivati qui vi sarete chiesti il perché di quell’immagine in copertina: sono io vestito da dalmata in una festa che ero convinto fosse in maschera. Arrivato lì, potevo tornare a casa a cambiarmi (abitavo a 5 metri). Io rimasi vestito da dalmata: fanculo tutti. Mi sembrava la foto adatta: una festa non in maschera, io in maschera.

2 commenti

  1. Ho letto con piacere questo articolo e insieme a quello sul viaggio in solitaria e a quello sul lockdown mi ci sono rivisto tanto.
    Sembra un po’ la storia dei miei ultimi 4 anni.
    Sono uscito da una relazione che solo ora riesco a definire tossica a livelli estremi, in cui rivedevo in questa persona solo ciò che io idealizzavo di lui. Una persona che mi ha sempre fatto sentire non abbastanza, non apprezzato, poco capace, ero diventato una persona spenta (tutto ciò che non ero mai stato).
    Dopo il suo sparire nel nulla, dopo 7 anni, mi era cascato il mondo addosso, il mese successivo si aggiunse un tumore e relativa chemio e a questo, tornando da lavoro (andare a lavoro ed essere di aiuto al prossimo era l’unico modo per staccare la testa), arriva anche un incidente stradale.
    Ero completamente devastato mentalmente e psicologicamente.
    Non so dire come riuscii a risvegliarmi improvvisamente da questo incubo, presi letteralmente il primo volo che mi capitò sotto mani e partii da solo.
    L’unico mio obiettivo era stare bene e così è stato. Partii prenotando solo il volo, arrivato sul posto decidevo sul momento dove stare e cosa fare. Solo quello che mi diceva la testa. Appena avevo un’idea scattavo in piedi e correvo a farla. Niente vita frenetica, nessun orario, nessun vincolo.
    Ho ripreso coscienza di quanto fossi capace e quanto fossi bravo e continuo a ripeterlo senza sentirmi presuntuoso perché sono consapevole delle mie capacità. Infatti poco dopo decisi di licenziarmi dal lavoro stabile che avevo perché ormai mi sentivo arrivato, non avevo altro da imparare, volevo di più e così è stato. Trasferito in una città nuova in cui non conoscevo nessuno. Tutti erano preoccupati della mia solitudine, ma io no, io basto a me stesso e le persone accanto a me devono essere alla mia altezza. Preso atto delle mie capacità non ho avuto paura di nulla, in soli 3 mesi sono riuscito a fare carriera e arrivare dove altri prima di me ci erano arrivati dopo anni e anni.
    Non so perché ti ho raccontato tutto questo, forse non ti interesserà nemmeno, ma ti ripeto, leggendo quegli articoli è ritornato un po’ tutto alla memoria.
    Grazie di cuore

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