Un’oligarchia di potere, ricchezza e tecnologia: un monito che fa riflettere

Il 20 gennaio 2025 resterà per sempre il giorno dell’insediamento di Donald Trump, per il suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti d’America. Pochi giorni fa, il presidente uscente Joe Biden ha tenuto il suo discorso di commiato alla nazione. In questo discorso ha lanciato un monito che mi ha molto colpito e che dovrebbe spingerci a riflettere. Questa non è una questione legata all’appartenenza politica, è un monito che riguarda tutti e soprattutto riguarda quello che ci aspetta nei prossimi anni.

Ho riflettuto molto se scrivere questo articolo. Le questioni da trattare sono diverse, complesse e soprattutto interconnesse a vario titolo. Spero di riuscire a esporle in maniera esaustiva e chiara, ma ritengo fondamentale affrontare la questione.

Le parole del Presidente Joe Biden

Andiamo subito al dunque: Biden ha affermato che in America “sta prendendo corpo una oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente la nostra intera democrazia, i nostri diritti fondamentali e la libertà”. Il riferimento è chiaro, il Presidente uscente sta parlando del connubio tra Trump, Elon Musk e altri soggetti legati alle Big Tech. Nel caso di Musk, siamo di fronte all’uomo più ricco del mondo, che controlla varie aziende in settori strategici, che entra a far parte dell’amministrazione del paese (forse ancora per poco) più ricco e influente al mondo.

“La nostra democrazia è forte” grazie ai bilanciamenti dei poteri e alla Costituzione, ma Biden ribadisce che questa concentrazione in poche mani di tecnologia, potere pubblico e ricchezza economica rappresenta un potenziale pericolo. Ma Biden non si è fermato qui.

Il Presidente uscente ha anche lanciato una stoccata ai social media e ai proprietari di queste piattaforme. Senza citarli, il riferimento era chiaramente a Mark Zuckerberg per Meta ed Elon Musk per X. Il fondatore e proprietario di Meta, nelle ultime settimane, è stato oggetto di attenzione proprio per aver annunciato l’eliminazione del fact-checking. Questa mossa, che è praticamente un accodarsi a Elon Musk con X, secondo molti analisti e commentatori, avrà un impatto sulla maggiore diffusione di notizie false e renderà più facile manipolare le masse.

Ed è proprio su questo punto che Biden si sofferma: il monito riguarda lo strapotere dei proprietari dei social network. Abbiamo già parlato di quanto i social media abbiano un ruolo nell’influenzare il voto delle elezioni. Per cui capirete l’impatto che la diffusione delle fake news può avere sulla società civile.

Le Big Tech e la svolta trumpiana di Zuckerberg

Per comprendere più concretamente cosa vuol dire “strapotere” di questi player, basta soffermarci su una questione cruciale: il fatturato di queste Big Tech, con sede negli USA ma diffuse capillarmente in ogni parte del mondo, è in molti casi superiore al PIL di alcuni stati.

Fermiamoci agli stati europei. Se provassimo a confrontare il PIL degli stati con il fatturato delle Big Tech, vedremmo come il fatturato di Apple sia di poco inferiore al PIL italiano. Quello spagnolo è poco più basso del fatturato di Amazon. Sempre guardando alla Spagna, il fatturato di Meta è circa un terzo del PIL del paese iberico. Pensare che un’azienda come Meta, che ha in mano tutti i nostri dati e che offre una tecnologia che usiamo giornalmente, valga un terzo del PIL di una nazione come la Spagna, ci dà contezza di quello che è il potere, anche politico e di lobbying, di queste company.

Soffermiamoci su Meta e quindi su Zuckerberg. Dopo i fatti di Capitol Hill, ovvero dopo che alcuni sostenitori di Trump hanno assaltato il Congresso Americano cercando di fermare la certificazione dei risultati delle elezioni del 2020, Zuckerberg aveva bannato Trump dai suoi social. Meta era stata accusata di non aver vigilato a sufficienza per evitare la diffusione delle fake news e delle teorie complottiste, cosa che avrebbe favorito la vittoria di Trump.

Così Zuckerberg, tirato per la giacchetta dai democratici e dall’opinione pubblica a questi affine, aveva creato un comitato di fact-checking indipendente, per vagliare le notizie che vengono diffuse nel far west dei suoi social. A mio avviso, tale mossa era stata fatta per ingraziarsi l’amministrazione democratica che avrebbe governato da lì a quattro anni.

Ora, dopo l’elezione di Donald Trump a nuovo presidente USA, Mark ha annunciato lo smantellamento di questo programma di controllo. Nel video dice esplicitamente che va in una direzione che è quella scelta da Elon Musk per X e che è pronto a collaborare con il Presidente Trump. Non per ultimo, attacca l’Europa, accusandola di aver istituzionalizzato la censura.

Come vedete, è bastato un cambio di presidenza per far sì che Meta cambiasse orientamento politico e quindi idee. Il punto è che questo cambio di idee, con buone probabilità, avrà un grosso impatto sulla società.

L’interventismo di Elon Musk

Per capire meglio il monito di Biden su questa oligarchia, basta guardare al comportamento di Musk. In questo blog, avevamo parlato di come Musk avesse tweettato contro la Magistratura Italiana, dicendo che i giudici sarebbero dovuti andare via. Guadagnandosi una magistrale risposta del nostro Presidente Sergio Mattarella. Ma non siamo certo l’unico paese oggetto dei commenti e degli interventi di Elon Musk.

In Germania è caduto il Governo Semaforo: si andrà ad elezioni anticipate. Preoccupa il crescente consenso rivolto all’AFD, partito neonazista di estrema destra. Musk, su X, ha organizzato una diretta in cui intervista la candidata alla cancelleria di questo partito, dandole una grossa esposizione mediatica e sottolineando che il partito estremista è l’unica salvezza per la Germania. Ma attenzione, non è finita qui.

Nel mirino dell’uomo più potente del mondo è finito anche il Primo Ministro Laburista Inglese, Keir Starmer. Qui il motivo degli attacchi è molto complesso, ma provo a semplificare. Musk accusa il premier inglese di essere stato in qualche modo “complice” di stupri di massa, commessi per lo più da persone di origine pakistana. Questo perché Starmer, prima di entrare in politica, è stato procuratore capo della Gran Bretagna dal 2008 al 2013, supervisionando l’azione penale contro la gang che è ritenuta responsabile degli stupri.

Peccato che le accuse di Musk siano pretestuose: non esistono prove del fatto che Starmer non abbia in qualche modo perseguito i responsabili. Anzi, è stato anche elogiato in un rapporto parlamentare del 2013, anno in cui la maggioranza era di colore opposto a quello del Primo Ministro Laburista.

Risulta di per sé discutibile che l’uomo più ricco del mondo intervenga in questo modo in questioni nazionali, cercando in qualche modo di orientare la politica di paesi stranieri. Diventa inaccettabile, ora che Musk non è più un semplice cittadino ma è anche parte della nuova amministrazione americana guidata da Donald Trump. In una puntata di Otto e mezzo, Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani, ha fatto notare una cosa non di poco conto.

Musk, Zuckerberg e in generale le Big Tech, hanno tutto l’interesse che si venga a creare un’Europa divisa. Come dividere l’UE? Semplice: cooptando al potere partiti conservatori e nazionalisti, quindi quelli per cui simpatizza Trump. Zuckerberg ha attaccato esplicitamente la Commissione Europea per le sue leggi. Il riferimento è al Digital Service Act, che regola l’agire di queste Big Tech. Un’Europa divisa è meno forte nella legislazione ed è meno forte nel contrastare lo strapotere di queste aziende. Ma questo non è il solo motivo.

Due idee di mondo e società

Trump, Musk, l’AFD, Fratelli d’Italia e in generale i partiti conservatori e il mondo che ruota attorno a questi, sono espressione di una visione del mondo antitetica a quella verso cui sembrava si stesse andando negli ultimi anni. Con alcune generalizzazioni, possiamo affermare: sono negazionisti climatici, hanno intenzione di disinvestire e ridurre gli interventi a favore della transizione energetica, hanno una visione del mondo chiusa e fatta di stati nazionali, cosa che è opposta alla connettività e all’interconnessione frutto della globalizzazione. Inoltre, hanno una visione del mondo patriarcale, con tutte le conseguenze relativamente a ruolo delle donne, comunità Lgbtqi+ e diritti.

In questo momento lo scontro è totale: le visioni politiche e del mondo sono più polarizzate che mai, ma dobbiamo guardare a un dato. Questi partiti vincono le elezioni e hanno un consenso in crescita. Non è una cosa che possiamo assolutamente trascurare. Questo vuol dire che la globalizzazione, la transizione ecologica e quanto ruota attorno all’idea di una nuova società libera dalla visione patriarcale, non hanno meno consenso rispetto alle idee della destra conservatrice. Dobbiamo interrogarci sui motivi, cercare di capire e intervenire.

Conclusioni

Le parole di Biden accendono una luce su una questione cruciale, una preoccupazione reale a cui dobbiamo guardare con estrema attenzione: in gioco è il futuro, in gioco c’è la forma che avrà il mondo nei prossimi anni.

Come si ferma l’avanzata del populismo conservatore di destra? Come i movimenti progressisti possono guadagnare consensi? Che ruolo avranno i social media e le aziende del tech nel prossimo futuro? Sono tutte domande complesse, che a me onestamente fanno paura.

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