I social e la creazione di consenso politico sono un tema di cui ho già parlato. Oggi, nessun politico può prescindere da un attento utilizzo dei social media per poter rivolgersi al proprio elettorato e, soprattutto, guadagnare consenso. Ha destato parecchio scalpore il caso dell’annullamento delle elezioni in Romania, atto deciso perché la Russia avrebbe speso fondi in advertising su TikTok per favorire il candidato filorusso.
Alcuni giornali riportano un dato: la destra populista va fortissimo su TikTok. I giornali si chiedono il perché di questo successo: sanno usare meglio di altri la piattaforma? Hanno degli esperti più bravi degli altri? A me è venuta in mente un’altra cosa: il messaggio politico populista si adatta molto di più alla brevità richiesta dai contenuti social. Ma andiamo per ordine.
L’annullamento delle elezioni in Romania
Lunedì 17 febbraio 2025, il Presidente uscente della Romania di orientamento centrista, Klaus Iohannis, si è dimesso dalla sua carica. Questo dopo che i partiti dell’opposizione avevano formalmente presentato una richiesta di impeachment. Quando il presidente uscente ha saputo che, anche qualcuno della sua maggioranza avrebbe votato a favore, ha deciso di dimettersi. Ma come siamo arrivati a questo punto?
In Romania si erano tenute delle libere elezioni. A sorpresa, le aveva vinte Calin Georgescu, candidato nazionalista e filorusso. A sorpresa perché, prima della tornata elettorale, nei sondaggi veniva dato con consensi a una cifra, invece si è affermato come primo candidato con il 22,95%. Prima che si tenesse il secondo turno, le elezioni sono state annullate dalla Corte Costituzionale rumena. Ma come mai?
La Corte ha ordinato di ripetere le elezioni presidenziali per via di possibili interferenze russe a seguito di una massiccia campagna di disinformazione su TikTok. Pare proprio che la vittoria inaspettata di Georgescu sia almeno in parte dovuta all’enorme quantità di contenuti pubblicati proprio sulla piattaforma social cinese.
Il candidato vincitore del primo turno è stato accusato di non aver rispettato le regole sulla comunicazione politica e di aver utilizzato TikTok in maniera impropria. Il primo ministro della Romania, appartenente alle fila del Partito Socialdemocratico, ha chiesto di investigare sui fondi con cui Georgescu ha finanziato la sua campagna sui social, avendo dichiarato pochissime spese elettorali. Dall’indagine pare essere venuto fuori che a pagare sia stata proprio la Russia.
Da qui la decisione della Corte Costituzionale rumena di annullare le elezioni e disporre una nuova data per il voto.
La destra populista e TikTok
Lo ammetto, faccio estremamente fatica a farmi un’opinione chiara sulla vicenda. Sono pieno di dubbi e non riesco a esprimermi in maniera definitiva sulla questione. Hanno fatto bene ad annullare le elezioni? Oppure, come dice Marco Travaglio, si annullano le elezioni solo quando si vota qualcuno che non piace all’establishment europeo?
Dall’altra parte, un utilizzo improprio dei mezzi di comunicazione ha effettivamente drogato il naturale processo elettorale. Non lo so. Fatto sta che l’annullamento delle elezioni non ha fatto che dare man forte a Georgescu e farlo salire nei consensi.
Se guardiamo al resto del mondo, possiamo notare che tutti i partiti appartenenti alla destra populista usano molto bene TikTok come mezzo di comunicazione politica. Partiamo dalla Francia, con il presidente del partito di estrema destra Rassemblement National, Jordan Bardella, che ha puntato proprio su questa piattaforma social per aumentare la sua popolarità. Pare che sui social si presenti quasi come un influencer più che un politico (sì, lo so, state pensando anche voi a Matteo Salvini).
Tutto questo rientra in quel processo di normalizzazione del partito di cui è presidente: un partito razzista e antisemita che, col tempo, è stato sempre più presentato come moderato e rassicurante per aumentarne la base elettorale. In Germania la situazione non è differente.
Alternative für Deutschland (AfD), partito di estrema destra tedesco con la sua leader Alice Weidel, fa un uso “più tradizionale” di TikTok: pubblica spezzoni di discorsi della leader o interviste della stessa. Ma attenzione, perché ci torniamo dopo: la durata è quasi sempre inferiore al minuto. Il risultato è che la Weidel rientra tra le cinque politiche tedesche con più seguito su TikTok.
Di esempi ne possiamo trovare anche nell’America di Trump, ma mi fermo qui. Avete compreso la questione. Proviamo a fare un passo in avanti.
La brevità del messaggio e il populismo
Come dicevo inizialmente, i giornali si interrogano sul perché di questo successo della destra populista su TikTok: sanno usare meglio di altri la piattaforma? Hanno degli esperti più bravi degli altri? Io temo che la questione sia legata intrinsecamente alla natura del populismo stesso.
Partiamo dalle basi. Parliamo di forze populiste quando abbiamo di fronte una forza politica molto brava a intercettare i problemi che sta vivendo l’elettorato, quindi la nazione, ma che non riesce a dare soluzioni efficaci. Il populismo parla per slogan, parla alla pancia del Paese, semplifica le cose, non le approfondisce. Si ferma alla superficie, distoglie l’attenzione orientando il malcontento dell’elettorato su problemi secondari. Tutto si gioca nella comunicazione: semplice, diretta ed efficace. Peccato che le soluzioni politiche, nella realtà, non siano mai semplici.
Ecco che entrano in gioco i social media. Per loro natura, queste piattaforme sono caratterizzate da una certa rapidità: l’attenzione è molto bassa, ai contenuti si dedica pochissimo tempo, è tutto rapido e veloce. Appare chiaro che queste piattaforme si sposino perfettamente con lo stile comunicativo del populismo.
Immaginate di spiegare sui social in maniera esaustiva la manovra economica di un Paese, o in generale il perché si intraprenda una certa politica economico-finanziaria. Immaginate di spiegare il Digital Services Act, il GDPR, o perché il Garante della Privacy ha bloccato DeepSeek in Italia. Ancora, immaginate di spiegare approfonditamente il perché i centri di rimpatrio in Albania sono fermi e perché effettivamente c’è un problema a livello normativo e di gerarchia delle fonti.
A me, solo per spiegarvi il legame tra TikTok e populismo, mi sono servite mille parole. Comprendete quanto l’approfondimento delle cose spesso non si sposi con la rapidità dei social e con la diffusione delle informazioni?
Conclusioni
In Italia, il PD sta cercando di contrastare la narrazione social della destra populista. Hanno sicuramente cambiato social media manager, alcuni post sono andati virali e, da professionista, devo dire che sono fatti davvero bene. Era anche ora, dato che la destra e il Movimento 5 Stelle hanno sempre usato ottimamente le piattaforme social.
Ma questo non basta! Questi post non veicolano una visione di futuro, non approfondiscono una proposta politica reale e concreta che si contrapponga alla destra. In un mondo in cui regna la velocità, con un algoritmo che premia contenuti brevi e superficiali, è possibile veicolare un messaggio profondo? È possibile intavolare una narrazione concreta e reale? Io non ho una risposta. A oggi, i fatti ci dicono che, sui social, i messaggi populisti hanno più successo. Però sono pronto a cambiare idea.