Guerra in Ucraina, Putin, Trump, Guerra a Gaza, Israele, riarmo. Fascismo, non Fascismo, transizione ecologica, woke, gender. La recente attualità ci offre una serie infinita di discussioni: orientarsi tra tutto ciò è altamente complesso e caotico, o almeno lo è per me. Spesso cerco di fare un passo indietro, osservare, leggere e ascoltare, senza però esprimermi e formulare un pensiero finito. Non perché non voglia, ma perché spesso tutto mi sembra talmente complesso che avere un pensiero netto e chiaro mi appare come riduttivo rispetto a questa complessità.
Ho però notato una cosa: quanto elencato sopra riguarda tutti temi molto ideologici. Spesso, essere a favore o contro qualcosa è frutto di un ragionamento libero? Oppure ogni nostro pensiero e affermazione è frutto del nostro credo ideologico? Il discorso è complesso, se vi va continuate a leggere, provo a snocciolare alcune questioni.
L’ideologia: ricchezza o rischio
Partiamo proprio dal concetto di ideologia e lo facciamo aiutandoci con la Treccani, che la definisce come segue: “Il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale”, prosegue poi: “Nel corso del Novecento, il concetto di ideologia ha progressivamente assunto un significato neutrale, passando a indicare qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui. In questa accezione, ideologia è divenuto un termine generico, che può essere applicato a qualsiasi dottrina politica, a movimenti sociali caratterizzati da un’elaborazione teorica, a orientamenti ideali-culturali e di politica economica e sociale”.
Chiarito il punto di partenza, è bene ricordare che il concetto, di per sé, non ha valenza positiva o negativa in maniera intrinseca: ideologia è il Fascismo con quanto ha comportato, lo è il nazionalismo e le sue degenerazioni. Allo stesso modo, è ideologia la libertà, l’uguaglianza, il socialismo, il comunismo e le sue degenerazioni.
Avere degli ideali, avere dei valori, credere in qualcosa, penso sia importantissimo: aggrega le persone, crea movimenti, crea comunità, crea unione, crea coesione; e badate bene, questi sono effetti che abbiamo al di là della bontà o meno dell’ideologia. In questi giorni ho, però, capito una cosa: l’ideologia può essere pericolosa e deleteria, anche se partiamo dall’ideologia nella sua concezione più alta, positiva ed elevata del termine.
Il rischio della rigidità ideologica
Quando pensavo a questo articolo, mi sono reso conto di aver toccato di lato la questione quando ho scritto di Liliana Segre e delle accuse a lei mosse per non usare la parola “genocidio” per quanto accade in Palestina da parte di Israele. La mia riflessione parte proprio da lì: il tutto si riduce sempre a due gruppi contrapposti, bianchi contro neri, Guelfi contro Ghibellini, destra contro sinistra, buoni contro cattivi. Ma è davvero tutto così facile? Questo semplificare per schieramenti, è davvero funzionale? Oppure è una brutale e pericolosa semplificazione?
A seguito della rielezione di Donald Trump e del suo intervento nel conflitto russo-ucraino, l’Europa sta facendo i conti con una nuova questione: il Patto Atlantico e il potere di deterrenza dettato dalla protezione degli USA, non esistono più. Per cui si è iniziato a parlare di riarmo del Vecchio Continente. Nel mese di marzo appena concluso, la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha presentato il piano ReArm Europe.
Quando da piccolo studiavo la guerra, la successiva pace e i valori fondanti dell’Unione Europea, mai avrei pensato di trovarmi di fronte a questa situazione: chi di noi si sarebbe aspettato che si sarebbe tornati a parlare di riarmo? Ho però un dubbio, che è quasi certezza: la questione del riarmo, la stiamo osservando in maniera oggettiva o in maniera ideologica? L’ideologia non ci sta rendendo rigidi nella valutazione? Permettetemi una digressione per spiegarvi meglio.
Destra, sinistra, diritti e fine vita
In Italia abbiamo un legislatore che, su temi complessi come il fine vita, i diritti civili e la cittadinanza, fa finta di dormire per non decidere e scontentare parte dell’elettorato. Un caso emblematico è proprio quello del fine vita. Dopo che Marco Cappato ha accompagnato Dj Fabo a morire in Svizzera, si è innescato un iter giudiziario che ha portato alla pronuncia della Corte Costituzionale, che ha (semplifico) invitato il Parlamento a legiferare in merito alla materia, in quanto attualmente esiste un vuoto normativo che crea non poche disparità da regione a regione e da Asl ad Asl.
La Regione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia, è stata la prima a discutere in Consiglio Regionale una legge per regolamentare il fine vita. La Lega, e la destra in generale, è sempre stata contraria a legiferare su questo tema, saldando le proprie posizioni su quelle della Chiesa Cattolica, che per suo credo ritiene che le decisioni inerenti alla vita di qualcuno siano appannaggio esclusivo di Dio. Analizziamo alcune dichiarazioni di Luca Zaia. Leghista, ricordatelo.
Sulla posizione della Chiesa ha affermato: “Ma cosa c’è di nuovo nella legittima posizione della Chiesa? Lo dico con rispetto, da cattolico. Ricordo anche che la Chiesa era contraria al divorzio e all’aborto. È doveroso rispettare le idee di tutti, non offendere nessuno, ma il mantra per me resta: la tua libertà finisce dove inizia la mia e viceversa”.
Mentre, commentando il fatto che, secondo alcuni sondaggi, gli italiani siano in larga parte favorevoli a una legge che regoli il fine vita, ha detto: “La politica non dovrebbe tenerne conto? Sui temi etici non deve prevalere la casacca politica. Vedo in giro un dibattito che non capisco. Un grande festival dell’ipocrisia”.
Emblematica, a mio avviso, è questa frase: “Il fine vita esiste già. C’è la sentenza della Consulta del 2019”, che denota tutto il pragmatismo della sua posizione. Lui, cattolico, di destra, appartenente a uno schieramento conservatore, afferma “c’è già” e spinge il legislatore a fare il suo mestiere, ovvero legiferare per regolamentare ciò che nella società esiste già. Tutto questo mettendo da parte l’ideologia.
La prevalenza del pragmatismo sull’ideologia
Non vi nascondo che io stia facendo una certa fatica a organizzare il discorso senza perdermi in eccessive digressioni e mantenendomi chiaro nella spiegazione. Ma se ho fatto tutto bene, ora dobbiamo tirare le somme della questione.
Il Piano ReArm Europe dovrebbe prevedere circa 800 miliardi per il riarmo: non sarebbe meglio spenderli in sanità, in scuole, in welfare state? Sì, su questo siamo d’accordo tutti. Ma che alternativa abbiamo davanti a una Russia alle porte, che, applicando la legge del più forte, invade uno stato sovrano e che può rifarlo?
Non voglio approfondire la questione del riarmo, è troppo complessa e ancora non ho un’idea chiara, ma questo mette in luce una cosa: spesso siamo portati a difendere delle posizioni ideologiche, anche se queste, alla luce dei fatti, sono illogiche.
Il Comunismo, sulla carta, è una cosa bellissima: tutti uguali, tutti con le stesse opportunità. Peccato che i fatti e la storia abbiano ampiamente dimostrato che, nella realtà, non funziona. Che facciamo? Ne difendiamo l’ideologia e la dottrina economica a spada tratta o vogliamo fare i conti con la realtà?
E questo vale per un’infinità di questioni: aborto, divorzio, matrimonio omosessuale, adozioni omosessuali, fine vita, guerra.
Conclusioni
L’ideologia è una cosa fondamentale, ci arricchisce, ci unisce e ci fa muovere. Ma a mio avviso, la vera intelligenza, la vera apertura mentale, la vera capacità di mettersi in discussione sta proprio nel rinnegare il proprio credo ideologico a fronte dei fatti reali, a fronte del pragmatismo. Se scegliamo di guardare tutto con gli occhi dell’ideologia, rischiamo di restare fermi, immobili, rischiamo di restare senza quel dubbio necessario per crescere.
Davanti alla complessità del mondo, approcciarsi solo tramite dogmatismi ideologici rischia di essere davvero pericoloso: il mondo non è bianco o nero, non è fatto di Fascisti e Comunisti, non è fatto di semplificazioni. Ogni persona e ogni situazione è fatta di complessità, di contraddizioni, di questioni difficili da sciogliere. L’ideologia non basta a spiegare il mondo, è il pragmatismo quello che ci può aiutare a fare dei passi avanti.